In qualsiasi tipo di disciplina, lavoro, sport o semplice hobby, si cerca sempre di raggiungere la perfezione o quanto meno avvicinarvisi, per cercare di ottenere il massimo risultato da ogni nostra applicazione. Per quanto riguarda la pesca, di qualsiasi tipo e tecnica, sarà mai possibile ottenere un livello tale da darci risultati costanti ed eccellenti durante ogni nostra battuta?
Prima di tutto esprimiamo il significato di perfezione, con il quale s’indica la mancanza d’errori, di difetti, di lacune con riferimento ad un organismo vivente o no. Ormai, la tecnologia d’oggi, ha portato alcuni oggetti o strumenti di lavoro ad un livello tale, da abbinarvi senza nessun ritegno l’aggettivo perfetto. Un aggettivo, che fino a qualche anno fa sembrava solo essere proprio di Mary Poppins, quella simpatica e unica protagonista di un film della Walt Disney che ha fatto sognare grandi e piccini. Ormai i tempi sono cambiati e ogni volta che mettiamo in moto la nostra macchina o accendiamo il nostro personal computer, siamo consapevoli di avere tra le mani una tecnologia al limite della perfezione e sempre in continuo sviluppo. Fino ad ora abbiamo parlato della perfezione che riguarda cose inanimate come computer, strumenti tecnici e di lavoro, cellulari e altri ancora, ma sarà mai possibile raggiungere lo stesso livello nel mondo degli esseri viventi? Noi pensiamo di no, perché troppi sono i fattori che possono influenzare nel mondo d’oggi un essere vivente e portarlo così ad avere atteggiamenti che lo allontanano dalla perfezione. Ora vi domanterete “cosa c’entra tutto questo con la pesca?”. Noi pensiamo che proprio la pesca, sia un classico esempio d’incontro tra il mondo vivente e no. Il mondo animato è rappresentato da tutte le specie marine che popolano il nostro mare, mentre la parte senza vita è rappresentata dalla nostra attrezzatura alla quale ormai è congeniale l’aggettivo “perfetta”. Canne fini e leggere ma robuste come l’acciaio, fili sottili come capelli ma forti come liane, hanno portato il pescatore d’oggi ad essere consapevole di avere a disposizione una tecnologia sofisticata ed idonea per ogni tipo di pesca. Ciò che rende però il mondo della pesca così affascinante e ricco d’indimenticabili emozioni è che non basta avere un’attrezzatura ricercata e all’ultimo grido per ottenere eccellenti risultati, sarà invece fondamentale cercare di costruire nella maniera più corretta l’unico ponte di collegamento che esiste fra una specie ittica e il pescatore: il calamento. Centinaia, migliaia sono i tipi di calamento che esistono ma quali si possono definire perfetti? Noi di Pesca e Nautica vi proponiamo, per ora, due tipi di finali che secondo noi possono darvi ottimi risultati per la pesca dalla scogliera mirata particolarmente alla cattura dei saraghi in due situazioni meteo-marine standard: mare calmo e mare mosso. Secondo noi i nostri calamenti sono perfetti come comportamento in acqua, ma bisogna sempre ricordarci che la perfezione del finale non è fine a se stessa ma ben altri fattori più o meno influenti possono agire sul rendimento del calamento.
“Finale” per mare mosso
Con condizioni di mare mosso e onda battente sulla scogliera, è preferibile usare per la pesca ai saraghi un galleggiante di forma sferica o ovale. Questo tipo di forma, riesce infatti a sopportare forti correnti e onda continua consentendoci di pescare senza alcuna difficoltà. Il diametro della lenza madre dovrà oscillare tra uno 0.16 e uno 0.18 mentre il diametro del “finale” dovrà essere da un minimo di 0.10 ad un massimo di 0.13. Per congiungere i due fili sconsigliamo l’utilizzo di una girella è preferibile invece unirli con un classico nodo tra due asole. Meticolosa attenzione dovrà esser posta nella disposizione della piombatura. La disposizione della piombatura è di principale importanza per il fluttuare del finale in mare. Infine l’amo da utilizzare dovrà essere sempre scelto in relazione al tipo d’esca che noi utilizziamo : 0.14, 0.16 utilizzando bigattini; 0.10, 0.12 per la polpa di sarda fresca; 0,12 a gambo medio per impasti, infine 0.10 a gambo lungo per il gambero innescato per la coda.
“Finale” per mare calmo
Con condizioni di mare calmo sarà ancora più difficile ottenere buoni risultati. Mare calmo significa anche trasparenza delle acque, assenza di corrente e quindi grande diffidenza della specie ittica insidiata. Il nostro calamento perché dia buone possibilità di cattura dovrà superare queste ostilità meteo-marine, vediamo come. Leggerezza e trasparenza dovranno essere due doti prioritarie per il mio finale quindi il filo madre non dovrà superare un diametro dello 0.16. Il finale invece dovrà oscillare tra uno 0.10 e uno 0.12. “Assolutamente vietato” l’uso della girella per unire i due fili. Anche in questo caso fondamentale sarà la giusta posizione della piombatura. Come illustrato nel disegno i piombini dovranno essere di piccola grammatura donando così all’esca la massima naturalezza. Con condizioni di mare calmo è preferibile usare galleggianti molto sensibili da uno a 2.5 grammi di portata. Piccolo appunto da fare, se il fondo nell’immediato sotto costa non sarà eccessivo (al massimo 2 metri) vi consigliamo di provare a pescare senza qualsiasi tipo di grammatura e un galleggiante piombato di forma sferica con portata 0,5 grammi, provare per credere. Abbiamo costatato più volte che i risultati ottenuti grazie a questi due tipi di finale sono stati ottimi, ma bisogna sempre ricordarci che dall’altra parte dell’amo abbiamo una specie marina sottoposta continuamente a vari cambiamenti meteo-marini. Dovrà essere il pescatore quindi a variare calamento secondo la sua esperienza anche se in certi casi bisogna fidarsi del proprio “istinto .